PARTITI, MOVIMENTI
E DEMOCRAZIA
Si discute, in
questi giorni, di una proposta di legge presentata da alcuni esponenti del
Partito Democratico mirante a regolarizzare e istituzionalizzare l’attività dei
partiti politici, in base allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione
(in particolare l’articolo 49 che recita “Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico
a determinare la politica nazionale”). E’ dal 1948 che questa norma
costituzionale attende di essere attuata.
Come spesso accade
in Italia quando si toccano certe posizioni da tempo cristallizzate, certi
interessi, certi privilegi, si scatena la polemica con i più vari pretesti.
In questo caso si
dice che la proposta è strumentale al fine di eliminare la competizione dei
cosiddetti movimenti e dei partiti non strutturati democraticamente, i partiti
proprietari, i partiti e i movimenti fondati sull’autorità e i soldi di un
capo/padrone. Va riconosciuto che l’obiezione, anche se essa stessa
strumentale, è fondata, perché i proponenti si svegliano ora dopo un torpore
durato più di mezzo secolo, ma è anche vero che nella prima repubblica alle
elezioni si presentavano veri e propri partiti politici, con sedi, sezioni,
iscritti, consigli nazionali eletti sostanzialmente con metodo democratico dai
congressi provinciali, regionali e nazionali.
Oggi l’elettore si
trova di fronte a schede/lenzuola con partiti, movimenti, coalizioni dai nomi
più fantasiosi, la maggior parte dei quali facenti capo a un leader o a un
ristretto gruppo dirigente autonominato, titolari del nome e del simbolo, oltre
che dei soldi dei rimborsi elettorali, elargiti a piene mani dallo stato senza
controlli sugli utilizzatori e sulla loro destinazione.
Ripeto, il momento
scelto per attuare, finalmente, il dettato costituzionale sulla
democratizzazione, trasparenza, dei partiti politici, intermediari
indispensabili in un sistema democratico, senza i quali c’è deriva autoritaria,
populista, non è dei più felici, vista
la fragilità della coalizione di governo e l’assoluta necessità ed urgenza di
privilegiare i provvedimenti sull’economia, il lavoro, le riforme, soprattutto
quella del sistema elettorale.
Siamo di fronte a
un vero e proprio ricatto da parte di chi ha in mano le sorti del governo o di
chi potrebbe averle a breve termine, sia per quanto riguarda l’attuazione
dell’articolo 48, sia per la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi in
base alla Legge del 1957, finora interpretata come se il titolare delle
concessioni televisive non fosse lui ma il suo dipendente Confalonieri. Infine
anche sulla legge elettorale.
Una
regolamentazione dei partiti, assegnando loro una personalità giuridica,
obblighi di trasparenza, certificazione dei bilanci, rendicontazione dell’uso
dei contributi pubblici e privati, democrazia interna, sarebbe non solo
necessaria, finalmente, ma anche urgente e non si capisce perchè debba essere
aggirata chiamando movimento un partito.
Ripugna dire che
in questo particolare momento esistono priorità molto importanti e che forse è
opportuno, purtroppo, evitare sconquassi, anche a costo di farsi accusare di
spiacevoli cedimenti. Non dimentichiamo che i due terzi degli italiani che
hanno votato in febbraio non sembrano molto interessati a un vero rinnovamento
della nostra democrazia. Preferiscono evidentemente le facili promesse e gli
urli in piazza.
(Maggio 2013)